Ciao amici tutti,
Eccoci qua! Abbiamo passato la nostra prima Pasqua africana. E’un po’ strano passare la Pasqua al caldo, lontani dalla nostra parrocchia e dalle nostre famiglie. Ma è stata una bella Pasqua vissuta con intensità e profondità spirituale, in cui ci siamo sentiti partecipi di una Chiesa viva, che ha voglia di camminare e in cui tutti i cristiani della comunità si sentono corresponsabili di questa camminata.
Corresponsabili per necessità e per scelta, per necessità perché c’è un solo padre (quasi due a Namahaca non appena don Simone avrà finito il corso di lingua ad Anchilo) che si trova a gestire una zona molto vasta (70 comunità Namahaca e 46 Cavà-Memba), le comunità ricevono la sua visita circa una volta all’anno, e solo in quell’occasione viene celebrata la messa. Ci sono comunità più attive e meno attive, e sono organizzate in ministeri, i principali sono: anziano, catechista e pwiyamwene (responsabile delle donne della comunità) che si riuniscono con i cristiani della comunità tutte le domeniche per la celebrazione della Parola.
Una Chiesa ministeriale che cerca di camminare con la forza e la volontà dei laici. Camminare è proprio il verbo giusto perché ad esempio nella settimana santa, i ministri dell’eucarestia delle varie comunità, si sono fatti alcune ore di cammino a piedi per arrivare in parrocchia a prendere l’eucarestia per le celebrazioni della settimana e poi di nuovo il Sabato Santo per prendere l’eucarestia per la Pasqua.