Ciao amici tutti,
Eccoci qua! Abbiamo passato la nostra prima Pasqua africana. E’un po’ strano passare la Pasqua al caldo, lontani dalla nostra parrocchia e dalle nostre famiglie. Ma è stata una bella Pasqua vissuta con intensità e profondità spirituale, in cui ci siamo sentiti partecipi di una Chiesa viva, che ha voglia di camminare e in cui tutti i cristiani della comunità si sentono corresponsabili di questa camminata.
Corresponsabili per necessità e per scelta, per necessità perché c’è un solo padre (quasi due a Namahaca non appena don Simone avrà finito il corso di lingua ad Anchilo) che si trova a gestire una zona molto vasta (70 comunità Namahaca e 46 Cavà-Memba), le comunità ricevono la sua visita circa una volta all’anno, e solo in quell’occasione viene celebrata la messa. Ci sono comunità più attive e meno attive, e sono organizzate in ministeri, i principali sono: anziano, catechista e pwiyamwene (responsabile delle donne della comunità) che si riuniscono con i cristiani della comunità tutte le domeniche per la celebrazione della Parola.
Una Chiesa ministeriale che cerca di camminare con la forza e la volontà dei laici. Camminare è proprio il verbo giusto perché ad esempio nella settimana santa, i ministri dell’eucarestia delle varie comunità, si sono fatti alcune ore di cammino a piedi per arrivare in parrocchia a prendere l’eucarestia per le celebrazioni della settimana e poi di nuovo il Sabato Santo per prendere l’eucarestia per la Pasqua.
La nostra Pasqua è stata un po’ itinerante, tra le due parrocchie di Namahaca e Memba-Cavà. Le danze si sono aperte la domenica delle Palme a Namahaca, dove abbiamo assistito a una breve drammatizzazione del vangelo fuori dalla Chiesa con la benedizione delle palme e la celebrazione della Parola con la comunità. Il mercoledì Santo a Nacala, abbiamo partecipato alla messa con tutti i missionari della nuova diocesi, presieduta dal vescovo. E’ stata una bella occasione per conoscere i missionari delle altre congregazioni che sono presenti qui.
Il giovedì Santo abbiamo accompagnato don Silvano in una comunità nel mato (foresta), a metà strada circa tra Memba e Cavà. Partiamo all’imbrunire da Memba, la comunità è a circa un’ora di strada in macchina. Arriviamo che è già buio, l’unica luce è quella della luna, che illumina la comunità seduta davanti alla chiesa ad aspettarci. La celebrazione nella piccola cappella fatta di fango e cemento è molto semplice, ma significativa, don Silvano invita gli animatori dei vari ministeri della comunità davanti all’altare per la lavanda dei piedi. Sicuramente l’ambiente, semplice e essenziale aiuta ad un raccoglimento interiore, ci siamo immedesimati al tempo di Gesù. La chiesetta è piena, le persone partecipano con attenzione. Si respira la loro voglia di camminare, sia spiritualmente che fisicamente, per arrivare molti si sono incamminati al buio, nel mato, e nel buio si incamminano per ritornare a casa. Questo ancora una volta ci interroga sulla nostra fede e sulle nostre vite spesso fatte di comodità e pigrizia di fronte alle difficoltà. Finita la celebrazione, scherziamo un po’ con i giovani che hanno animato il canto e ci ricordiamo con un po’ di nostalgia di quando finita la messa ci fermavamo a salutare i nostri amici del coro in parrocchia.
Il venerdì Santo ci ha portato una inaspettata e bella sorpresa: la rappresentazione della Passione di Gesù da parte del gruppo giovani di Namahaca. Hanno organizzato tutto da soli, con l’aiuto di Dario, responsabile dei giovani. Già la domenica delle Palme avevano inscenato l’arrivo di Gesù a Gerusalemme a dorso di una bicicletta (legata ad un albero con una corda come fosse un vero asino). Ogni personaggio si è preparato e imparato la propria parte a memoria, ovviamente in lingua macua. Il teatro è ambientato nel piazzale dietro alla chiesa di Namahaca, la scenografia davanti a noi consiste in alcune capanne, sono il sinedrio, la casa del sommo sacerdote,la casa di Pilato e di Erode, il Golgota e il sepolcro. La rappresentazione è interpretata da un punto di vista macua e i giovani, nella semplicità, hanno pensato a tutto: dai visi dipinti, ai vestiti dei soldati romani, realizzati con corazze e elmetti di cartone e foglie, al terremoto che c’è stato dopo la morte di Gesù (nascosti negli alberi, dove era ambientato il Golgota, alcuni giovani hanno fatto tremare i rami per rendere l’idea del terremoto), all’angelo, un ragazzo albino, che asciugava le lacrime di Gesù nell’orto degli ulivi, alla scomparsa del corpo di Gesù nel sepolcro circondato dalle guardie.
La nostra Veglia Pasquale inizia alle sei di sera a Namahaca. Tutta la comunità è riunita fuori dal piazzale della Chiesa. Anche noi siamo seduti li fuori con loro e in compagnia di Emi e Lucia, sr. Dionisia e sr. Giulia. In attesa dell’inizio della messa, seduti al buio contempliamo lo splendore del cielo stellato, e inaspettatamente vediamo alcune stelle cadenti. La messa dovrebbe iniziare alle sei, ma i ritmi e gli orari qui sono sempre molto approssimativi, e inizia alle sette e mezza. Con il rito della luce e la benedizione del fuoco, tutta la comunità entra in chiesa, con un canto festoso e l’energico suono dei batuk (rimasti silenziosi per tutta la quaresima) inizia la celebrazione della Resurrezione del Signore. È la Pasqua del Signore! Durante la messa vengono celebrati dei matrimoni e battezzati dei bambini e degli adulti che hanno terminato i tre anni di catecumenato. Fuori dalla porta della chiesa è scavata nella terra una grande croce, profonda una ventina di centimetri, i battezzandi uno alla volta si collocano al centro della croce, accompagnati dal padrino o madrina e ricevono il battesimo. La celebrazione è stata una vera festa, finisce a mezzanotte e mezza, siamo stanchi morti ma contenti di aver condiviso con questa comunità la Veglia Pasquale. La domenica accompagniamo padre Alessio a visitare e celebrare la messa di Pasqua nella comunità di Namatassia e finalmente alla sera ci ritroviamo con l’ equipe per festeggiare la Pasqua insieme, niente agnello, ma in compenso tanta amicizia, allegria e una buona fetta di tiramisù mozambicano!
Questo post per condividere con voi la nostra camminata qui, in questa terra di missione, in cui molto spesso ci sentiamo ancora criança (bambini), ma di cui cominciamo a sentirci parte, e questo grazie all’aiuto dell’equipe che ci sta accompagnando nell’inserimento e all’accoglienza delle persone, il cuore di questa semplice gente è proprio grande. Speriamo che anche tutti voi abbiate passato una buona Pasqua nelle vostre parrocchie, e vi speriamo tutti in forma e salute.
A presto, atè logo, atè a próxima ;-))
um abraço forte
um abraço forte
Nico e Franci
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