Sta per finire il periodo durissimo della fame iniziato a dicembre con le scorte alimentari che cominciavano a scarseggiare. Anche la stagione delle piogge sta per finire e finalmente la colheta (raccolto) è alle porte. I primi sacchi pieni di amendoim (arachidi) cominciano ad arrivare in parrocchia e il profumo di massaroca assada (pannocchie cotte sul fuoco) è nell’aria. Che bello vedere tutte le machambas così verdi e ricche di prodotti, tutto attorno è così rigoglioso! È cosi vivo! Che sollievo pensare che il periodo della fame sta per finire. Sono stati mesi durissimi, tantissime persone venivano a bussare alla porta per chiedere soldi, cibo, lavoro, un aiuto. Alla fame si aggiunge la malaria che con la pioggia si intensifica e colpisce moltissime persone. Che fare? Ogni volta si stringe il cuore perché istintivamente vorresti dare, dare, dare per aiutare tutti. Ma poi ti chiedi se questo dare a chiunque chieda sia la maniera giusta e rispettosa per aiutare. Aiutare chi? Loro o noi stessi a sentirci a posto? Tanti interrogativi che ci siamo posti nella nostra equipe missionaria in questi mesi per trovare la maniera giusta per rispondere alle varie richieste di aiuto delle persone. Per cercare di capire chi effettivamente si trovasse in una situazione di emergenza ed avesse bisogno di essere aiutato e chi invece ne stesse approfittando. È nelle riunioni del lunedì, in cui, in equipe, affrontiamo tutte queste questioni. A lungo conversiamo e ci confrontiamo per incontrare la maniera migliore per intervenire, le modalità per non creare dipendenze o assistenzialismo. Si cerca di fare il meglio, sapendo che anche questa ricerca delle modalità più giuste per star vicino alla gente non è facile da scoprire e a volte passa attraverso gli errori.