mercoledì 4 aprile 2012

Boa Páscoa

Salama!

Sta per finire il periodo durissimo della fame iniziato a dicembre con le scorte alimentari che cominciavano a scarseggiare. Anche la stagione delle piogge sta per finire e finalmente la colheta (raccolto) è alle porte. I primi sacchi pieni di amendoim (arachidi) cominciano ad arrivare in parrocchia e il profumo di massaroca assada (pannocchie cotte sul fuoco) è nell’aria. Che bello vedere tutte le machambas così verdi e ricche di prodotti, tutto attorno è così rigoglioso! È cosi vivo! Che sollievo pensare che il periodo della fame sta per finire. Sono stati mesi durissimi, tantissime persone venivano a bussare alla porta per chiedere soldi, cibo, lavoro, un aiuto. Alla fame si aggiunge la malaria che con la pioggia si intensifica e colpisce moltissime persone. Che fare? Ogni volta si stringe il cuore perché istintivamente vorresti dare, dare, dare per aiutare tutti. Ma poi ti chiedi se questo dare a chiunque chieda sia la maniera giusta e rispettosa per aiutare. Aiutare chi? Loro o noi stessi a sentirci a posto? Tanti interrogativi che ci siamo posti nella nostra equipe missionaria in questi mesi per trovare la maniera giusta per rispondere alle varie richieste di aiuto delle persone. Per cercare di capire chi effettivamente si trovasse in una situazione di emergenza ed avesse bisogno di essere aiutato e chi invece ne stesse approfittando. È  nelle riunioni del lunedì, in cui, in equipe, affrontiamo tutte queste questioni. A lungo conversiamo e ci confrontiamo per incontrare la maniera migliore per intervenire, le modalità per non creare dipendenze o assistenzialismo. Si cerca di fare il meglio, sapendo che anche questa ricerca delle modalità più giuste per star vicino alla gente non è facile da scoprire e a volte passa attraverso gli errori.


Ho toccato con mano questa situazione difficile anche nel centro nutrizionale dove le mamme mi dicevano che questo è un periodo difficile “fome, mama!”. Abbiamo sofferto insieme in questi mesi, ma ora le mamme già guardano con più speranza l’orizzonte, visto che il raccolto è vicino. E anch’io sono fiduciosa che almeno qualcuna cominci a preparare la pappetta per i suoi bambini in casa con i prodotti della machamba. Credo molto in questa camminata che stiamo facendo con le mamme, pur sapendo che siamo ancora all’inizio e come in tutte le cose ci vorrà molto tempo. Il lavoro al centro mi piace molto, anche se a volte è duro,  è un pugno nello stomaco vedere la sofferenza delle mamme e dei bimbi, la cui vita è davvero appesa ad un filo sottile. Chissà se ce la farà la piccola Algirinha, nata un mese fa, e già orfana di mamma. È il papà che si occupa di lei, purtroppo non c’è una zia, una mamma, una donna che aiuti questo papà e non sappiamo se lui riuscirà da solo, le condizioni della piccolina sono molto precarie; chissà se ce la faranno le due gemelline Alifa e Alifinha appena nate, anche loro orfane di mamma. Purtroppo, come accade spesso, la mamma ha partorito in casa e non ce l’ha fatta. Sono la nonna materna e il papà ad occuparsi delle piccole, o ancora chissà se riuscirà a recuperare il piccolo Francisco, anche lui orfano, che ha passato un mese senza venire al centro perché la nonna era malata. Vicino ai casi più disperati, ci sono i sorrisi dei bimbi che hanno recuperato molto bene e che tra poco termineranno con il progetto, come Agirina, Cesar, Maria e Marinha. Nel centro nutrizionale il rapporto con le mamme è bello anche se spesso rimane solo a livello superficiale a causa della lingua, ma per fortuna c’è mama Natalia che mi aiuta nella traduzione. Le mamme sono tenere. Alcune di loro arrivano perché non riescono ad allattare a causa di piccoli problemi al seno, che all’ospedale non curano o trascurano. Altre invece hanno problemi più seri come mamma Rathima, che sta molto male, si tratta di  Aids. Forse altre ce l’hanno, ma non si sa, nessuna fa le analisi per paura.  Mama Natalia mi aiuta anche in tutta la parte logistica, ovvero nel preparare i prodotti per la papinha. A breve sarà il periodo delle banane, quindi aggiungeremo alla pappa anche la farina di banane. Ora stiamo comprando la scorta di amendoim. E’ freschissimo, appena raccolto dalla machamba, ed è strano per noi abituati a vedere le arachidi solo nel periodo delle feste, pensare che qui fa parte dell’alimentazione base. Viene mangiato fresco,  tostato o macinato per insaporire il sugo dei fagioli che si mangiano con la “xima”, la polenta bianca. Lo stiamo comprando in sacchi e ancora con la buccia, si deve quindi lasciare al sole per seccare per quasi una settimana:  al mattino si deve stendere e al pomeriggio raccogliere altrimenti la notte i topi fanno festa. In tutto questo l’apporto di Josè, il lavoratore di fiducia delle suore e della missione, è fondamentale. Le scorte che compriamo ci devono durare tutto l’anno, non è sempre facile gestire quantità e stoccaggio. Fortunatamente c’è il grande supporto di Nicolò che mi aiuta nella gestione del magazzino del centro.

Si, ci sono anch’io, anche il mio lavoro si è intensificato in questi mesi, tra gestione magazzini, manutenzione elettrica dei vari ambienti e piccoli e grandi lavori di ristrutturazione con Emiliano. Lavori semplici ma che danno tanta soddisfazione, come riuscire a sistemare l’impianto elettrico del lar! Ora le bambine hanno due ore di luce alla sera, per mangiare e studiare prima di andare a letto.. e al sabato per “batukare”, far festa tra di loro, non più al buio. In questi ultimi giorni abbiamo affrontato la grande impresa che sempre ha ‘terrorizzato’: sostituire la pompa idraulica del pozzo che porta l’acqua nelle nostre case. La pompa era stata installata quindici anni fa e nelle ultime settimane non lavorava più a pieno ritmo. Questo causava uno scarso riempimento della cisterna e uno spreco di gasolio per mantenere acceso il generatore più a lungo e caricare la stessa quantità d’acqua. Tuttavia queste settimane di mal funzionamento ci ha dato il tempo per prepararci al lavoro e per tentare qualche verifica. Grazie all’aiuto a distanza di Michele Dai Pre e al suo collega Paolo, in soccorso telefonico dall’ufficio, abbiamo cominciato a fare delle prove elettriche per testare se cambiava la portata d’acqua. I nostri strumenti di misura erano abbastanza limitati avendo solo un rubinetto e un tubo di gomma.. e così mentre Emi rimaneva fermo con il tubo in mano per controllare se il getto d’acqua migliorava, io scambiavo le connessioni elettriche.. fallito il test ci siamo decisi, abbiamo costruito una impalcatura di legno sopra il pozzo e di buonora abbiamo iniziato il lavoro aiutati da tutta la famiglia Castelo, i lavoratori della missione. E’ stata dura estrarre trenta  metri di tubi di ferro e sostituirli. Una volta estratti i tubi siamo andati in città per comprare pompa e materiale. Fortunatamente avevamo il supporto tecnico di Michele e Paolo che facevano i calcoli in diretta per valutare se le varie pompe e i tubi di connessione che incontravamo potevano andar bene per il nostro caso. Fortunatamente tutto è andato bene, abbiamo trovato il materiale che ci serviva e il trasporto dei tubi lunghi sei metri fino a Namahaca non ci ha dato problemi, nonostante le condizioni della strada disastrate a causa delle piogge. Incredibilmente il giorno successivo a mezzogiorno la nuova pompa era già in funzione, di nuovo ai suoi trenta metri di profondità.

 Anche le attività pastorali procedono a pieni ritmi, e ogni settimana ci sono incontri qui in parrocchia. Tutti meriterebbero di essere raccontati. Molto interessante è stato l’incontro con i consiglieri e le consigliere. Sono i papas e le mamas che guidano i ragazzi e le ragazze nel rito di iniziazione. Sono gli educatori, coloro che danno i consigli di vita, trasmettendo cultura e tradizioni, ma anche preparandoli ad essere adulti. I ragazzi finito il rito di iniziazione sono considerati adulti, pronti a sposarsi, creare una famiglia ed affrontare tutti i problemi che la vita gli può presentare. Gli incontri hanno l’obiettivo di aiutare i consiglieri (uno per ogni zona della parrocchia) a valorizzare questa tappa importante della vita di un ragazzo e di una ragazza anche da un punto di vista cristiano. Sono occasioni importantissime per noi per entrare negli aspetti più intimi della cultura e della tradizione, per avvicinarci a loro, al loro modo di concepire le tappe importanti della vita della persona. Avere l’opportunità di vivere e condividere questi momenti con loro è un grandissimo arricchimento umano.

Come coppia stiamo anche accompagnando, assieme a Emiliano, Lucia e ir. Ducilene, il percorso delle giovani coppie. Sono coppie di giovani sposi con figli, sposati solo tradizionalmente ma che si stanno avvicinando al matrimonio cristiano. Alcuni temi che affrontiamo negli incontri: il significato del matrimonio cattolico, la corresponsabilità nella coppia, la morale cristiana, l’affettività. Altri ministeri che stiamo accompagnando con la collaborazione di altri membri dell’equipe, sono le coppie, i giovani e giustizia e pace.  A breve ci sarà  un incontro di giustizia e pace interparrocchiale proprio a Namahaca. Ques'anno, tra gli obiettivi prioritari, c’è la formazione socio-politica in vista delle elezioni presidenziali del 2013. Cercheremo di approfondire con gli animatori di J&P il significato delle parole diritti e doveri, politica, bene comune, e parleremo dei mega progetti di investimento in atto in Mozambico da parte di alcune grandi multinazionali. Insomma tante attività a livello pastorale, sociale, umano che ci impegnano e ci entusiasmano.

Attività, lavoro, ma anche momenti di festa. Il mese scorso abbiamo ricevuto la visita dei novelli sposini Alessandra e Andrea! È stato bellissimo averli qui con noi, non ci sembrava vero che avessero deciso di passare la luna di miele in Mozambico.  Una visita che abbiamo sognato per tanto tempo e che finalmente si è concretizzata a fine febbraio. Arrivati freschi di matrimonio, ci siamo fatti raccontare tutti i dettagli.  Che bello vedere le loro emozioni ancora vive negli occhi e nei sorrisi. Qui a Namahaca hanno conosciuto la nostra equipe, le bambine del lar, che li hanno accolti cono canti festosi, ci hanno aiutato nel centro nutrizionale e in qualche lavoro di manutenzione. Abbiamo accompagnato pe Simone in alcune comunità e hanno conosciuto tutti gli animatori parrocchiali in occasione del consiglio pastorale. Insomma hanno respirato un po’ di aria di missione! Non ultimo qualche giorno di svago al mare e a visitare la vecchia capitale, l’Ilha de Moçambique. Avere i nostri testimoni qui con noi a condividere un pezzettino di questa camminata missionaria è stata una gioia. E’ stata molto bella la testimonianza sulla loro scelta missionaria nella comunità “Sulle orme” di Fittà, che hanno condiviso con tutta l’equipe durante la messa. Ci hanno raccontato la loro esperienza, i progetti, i sogni e le speranze per il futuro. Che meraviglia come Dio in maniera diversa si serve di tutti per spargere nel mondo tante gocce di speranza. Sono stati giorni intensi che sono passati velocissimi.. abbiamo chiesto ad Alessandra e Andrea di condividere nel blog le loro impressioni su questa breve esperienza missionaria. Siamo sicuri che a breve arriverà anche il loro post, nel frattempo si sono fatti postini e ci hanno detto di aver caricato alcuni video per permettervi di ‘matar saudade de nós’. Siamo curiosi anche noi! Le visite non sono finite perché ad Alessandra e Andrea si sono aggiunte le visite dell’equipe del CUM. Un’altra bella occasione di scambio e condivisione delle attività della missione.

Oggi abbiamo celebrato Domingo de Ramos con la comunità di Namahaca. Domenica delle Palme: l’entrata di Gesù a Gerusalemme, l’entrata per tutti noi cristiani nella Settimana Santa E’ stata una celebrazione molto semplice, ma molto sentita da parte della gente infatti la chiesa era piena, è iniziata con una piccola processione con i rami benedetti, per poi proseguire in Chiesa dove l’anziano ha presieduto la liturgia della Parola.

Tra una settimana celebreremo la Pasqua del Signore, pasqua di resurrezione, di liberazione. Il grande mistero della croce, l’atto di amore di Gesù, ancora una volta ci lascia senza parole, ci fa riflettere e ancora di più ci interroga qui, in questo posto dove celebreremo la nostra seconda Pasqua, in missione. Ci siamo chiesti che significato abbia per i nostri amici africani la Pasqua, la resurrezione di Gesù. Forse non lo sapremo mai. Pasqua non è liberazione da tutte le croci quotidiane che la gente silenziosamente porta: fame, mancanza di una assistenza sanitaria adeguata, analfabetismo, povertà, ma Pasqua è sicuramente liberazione dal peso del “medo”, il peso che rende le croci di questo popolo ancora più pesanti, la paura del "fetiço" malocchio paura che imprigiona, immobilizza, schiaccia, fa rimanere con la testa rivolta verso il basso, e non permette di vedere oltre, di alzarsi e puntare a un orizzonte diverso, è luce nell’oscurità. Una paura che ha radici culturali profonde, che viene giustificata e portata avanti in nome della tradizione: “è sempre stato così”, “tutti fanno così”, “não posso, estou com medo”, “medo!”.  E’ una Pasqua di resurrezione, un rinascere a vita nuova, una vita purificata e liberata dall’amore di Gesù, senza paura, il suo Spirito è con noi per aiutarci a rendere il giogo soave e il peso leggero. Pasqua è liberazione da tutto ciò che ci rende schiavi, è gioia di vivere liberati e liberi di essere se stessi. E’ amore per noi, per il prossimo e per Dio. Amore vissuto nelle relazioni, in famiglia e nella comunità. E per noi, che significato ha la Pasqua? E’ un lasciarci morire in ciò che di noi non ci piace, ci fa male, le nostre oscurità che ci legano, per fare il salto e rinascere, risorgere rinnovati, liberati, dalla forza dell’amore di Gesù e fortificati dalla Sua resurrezione. Il mistero della croce diventa un passaggio indispensabile per rinascere, migliorare, maturare. Pasqua non è liberazione dalle nostre croci, è molto di più, è consapevolezza che in queste difficoltà Gesù è al nostro fianco, è la nostra forza.  La Pasqua è rinnovamento della nostra relazione con il Signore. Sarà una Pasqua di amore anche per noi nella fraternità di questa vita missionaria. Grati al Signore di questo dono che ci sta facendo. Dono che ci arricchisce e ci matura. Dono a volte scomodo da vivere, soprattutto di fronte alle difficoltà o allo sconforto, faticoso quando ci chiediamo: ma chi ce lo fa fare, doloroso quando ci sentiamo diversi, non capiti, male interpretati, colpevoli a causa del significato storico del colore della nostra pelle, o incapaci, inadeguati, impotenti, insufficienti rispetto la cultura nella quale stiamo vivendo, rispetto il rapporto con le persone, e ai divari tra noi e loro. Certi che ogni gioia e difficoltà, ogni cosa in sé non ha senso se non vissuta nell’ottica della fede, di una progettualità più grande che ha radice e significato solo in Dio. Croce ma anche liberazione, resurrezione! Alla fine certezza! Pasqua è ripartire rinnovati e fortificati nello Spirito e nella fede con la forza di Gesù risorto.

Buona Pasqua di resurrezione a tutti!


Mpaka nihiko nikina!

Um abraço,

Francesca e Nicolò

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